mercoledì 18 novembre 2009

Sfogliatella



Il napoletano ovunque vada resta collegato a napoli da tre fili invisibili: uno parte dalla bocca, uno dal cuore ed uno dal culo.
Se vi trovate a Buenos Aires e vi dovesse tirare la bocca, fate un salto alla 'pasta frola', una confiteria, che poi sarebbe la pasticceria, che già dal mega cartellone su corientes recita "sfogliatelle e pasticciotti".
Non ho ben capito cosa siano i pasticciotti, ma assicuro che la qualità delle sfogliatelle è davvero alta.
Nelle antiche vetrine (la pasticceria l'anno prossimo compie 100 anni) stanno in bella mostra anche choux e babà, voi tirate avanti verso le sfogliatelle e non vi fate illudere, tengono una bella faccia ma in bocca sono una ciofeca.
Il problema grosso è che qui ancora non hanno capito che i dolci freschi, fatti di burro o crema che sia andrebbero conservati in un banco frigo e non in una semplice vetrina che per forza nell'arco delle 24 ore inrancidisce ogni sapore.

martedì 10 novembre 2009

Lotto?

Domenica è successa una tipica cosa napulegna, uno sgarro dai dettagli da lotto che mi ha fatto scoprire come funziona il lotto argentino. Potete leggerlo qui













lunedì 2 novembre 2009

Orgoglio Bapoletano

L'orgoglio è il condensato di tutto quanto si può andare fieri, quello stato d'animo risvegliato da un'eccellenza, una supremazia, in uno o più campi dell'essere e/o dell'avere umani.
L'orgoglio è una gabbia, una scatola chiusa che non si può aprire, che è vuota ma che vale la pena custodire gelosamente, senza guardarci dentro, per scaldarsi quando fa freddo e trovare una risposta plausibile a domande che non piacciono.
L'orgoglio dei popoli fa comodo al solito qualcuno, aizza le masse, le une contro le altre, e quando la polvere è alta via a fottere in ogni lato, in ogni modo, l'ogoglioso supino e l'orgogliente gaudioso.

Io ho vissuto per anni l'orgoglio napoletano, non quello calcistico, non solo. Quella sensazione che ti inietta adrenalina nei muscoli e ti fa essere sicuro di essere nel posto più bello al mondo, che stuort' o muort' con tutti i suoi problemi resta sempre unico, degno di tanti sacrifici e privazioni.Cresci con questa scatola attaccata al collo, la curi manco fosse un tamagochi, ci attacchi sopra scritte e frasi fatte, poi un giorno oltrepassi i patri confini e ti chiedi per la prima volta cosa ci sia davvero dentro.

Che delusione quando apri la scatola e capisci che è vuota, che ti hanno mentito, che in realtà bisognerebbe essere orgogliosi solo delle propire buone azioni, e non di quello che presuppostamente si è e si ha per diritto di anagrafe.Ti liberi della scatola ma ti resta il vuoto, soffocante.

Quando provi a parlarne con i napoletani, i miei amici, le persone con cui sono cresciuto, quelle che incontri per strada, di diverse estrazioni sociali e culturali, il commneto più frequente è " vabbè ma tu te ne si ghiut' nun può parlà", come a dire che una volta aperta la scatola non si ha più diritto a giocare nè tanto meno a rompere le palle agli altri lanciandogli messaggi subliminali del tipo che per esempio che si può vivere anche senza friarielli, che in argentina la pizza fa schifo ma per gli argentini è la pizza più buona del mondo, che è vero che tutto il mondo è paese ma che la merda che la politica ha fatto a napoli negli ultimi 20 anni non l'ha fatta in nessun'altra parte d'europa, che non è vero che se cadi a bergamo nessuno ti da una mano e se cadi a napoli c'è la fila di persone pronte ad alzarti, che non è vero che al nord non hanno il senso dell'umorismo,che non è vero che se vuoi avviare un'attività in proprio devi per forza pagare il pizzo, che non è vero che Napoli è l'unica Napoli possibile.

Essere napoletano diventa spesso un alibi ed uno strumento di difesa, un auto assoluzione ed un 'ultima speranza.
Il napoletano si difende ponendo le spalle al vesuvio, come fosse un padre in cui si vuole credere ma di cui non ci si può fidare. Così i porteni danno le spalle al Rio, al barco, all'europa da cui discendono e da cui sono stati abbandonati, e si difendono, da un sudamerica che non gli è proprio ed al quale non vorrebbero mai essere associati per paura di appartenere ad una negra normalità.

Io sono di quei napoletani innamorati di napoli, incazzati con napoli e con i napoletani e quindi anche con me stesso.Mi sento spesso come deve sentirsi un collaboratore di giustizia nei confronti di quelli che erano i suoi complici nel malaffare, ripudiato, abbandonato, per aver commesso il reato di aprire quella scatola, aver scoperchiato l'ovvio, aver svuotato l'orgoglio.

Forse rinunciare a quella scatola potrebbe voler dire guardarsi dentro e riscoprire le cose belle che dalla scatola stanno fuori e di cui sì si può essere veramente orgogliosi, ma se nessuno lo fa forse queste cose non ci sono e andrebbero costruite da zero, ma tornare a zero è difficile e forse ci può riuscire solo o' reset.

Meglio di mille parole una canzone