mercoledì 18 novembre 2009

Sfogliatella



Il napoletano ovunque vada resta collegato a napoli da tre fili invisibili: uno parte dalla bocca, uno dal cuore ed uno dal culo.
Se vi trovate a Buenos Aires e vi dovesse tirare la bocca, fate un salto alla 'pasta frola', una confiteria, che poi sarebbe la pasticceria, che già dal mega cartellone su corientes recita "sfogliatelle e pasticciotti".
Non ho ben capito cosa siano i pasticciotti, ma assicuro che la qualità delle sfogliatelle è davvero alta.
Nelle antiche vetrine (la pasticceria l'anno prossimo compie 100 anni) stanno in bella mostra anche choux e babà, voi tirate avanti verso le sfogliatelle e non vi fate illudere, tengono una bella faccia ma in bocca sono una ciofeca.
Il problema grosso è che qui ancora non hanno capito che i dolci freschi, fatti di burro o crema che sia andrebbero conservati in un banco frigo e non in una semplice vetrina che per forza nell'arco delle 24 ore inrancidisce ogni sapore.

martedì 10 novembre 2009

Lotto?

Domenica è successa una tipica cosa napulegna, uno sgarro dai dettagli da lotto che mi ha fatto scoprire come funziona il lotto argentino. Potete leggerlo qui













lunedì 2 novembre 2009

Orgoglio Bapoletano

L'orgoglio è il condensato di tutto quanto si può andare fieri, quello stato d'animo risvegliato da un'eccellenza, una supremazia, in uno o più campi dell'essere e/o dell'avere umani.
L'orgoglio è una gabbia, una scatola chiusa che non si può aprire, che è vuota ma che vale la pena custodire gelosamente, senza guardarci dentro, per scaldarsi quando fa freddo e trovare una risposta plausibile a domande che non piacciono.
L'orgoglio dei popoli fa comodo al solito qualcuno, aizza le masse, le une contro le altre, e quando la polvere è alta via a fottere in ogni lato, in ogni modo, l'ogoglioso supino e l'orgogliente gaudioso.

Io ho vissuto per anni l'orgoglio napoletano, non quello calcistico, non solo. Quella sensazione che ti inietta adrenalina nei muscoli e ti fa essere sicuro di essere nel posto più bello al mondo, che stuort' o muort' con tutti i suoi problemi resta sempre unico, degno di tanti sacrifici e privazioni.Cresci con questa scatola attaccata al collo, la curi manco fosse un tamagochi, ci attacchi sopra scritte e frasi fatte, poi un giorno oltrepassi i patri confini e ti chiedi per la prima volta cosa ci sia davvero dentro.

Che delusione quando apri la scatola e capisci che è vuota, che ti hanno mentito, che in realtà bisognerebbe essere orgogliosi solo delle propire buone azioni, e non di quello che presuppostamente si è e si ha per diritto di anagrafe.Ti liberi della scatola ma ti resta il vuoto, soffocante.

Quando provi a parlarne con i napoletani, i miei amici, le persone con cui sono cresciuto, quelle che incontri per strada, di diverse estrazioni sociali e culturali, il commneto più frequente è " vabbè ma tu te ne si ghiut' nun può parlà", come a dire che una volta aperta la scatola non si ha più diritto a giocare nè tanto meno a rompere le palle agli altri lanciandogli messaggi subliminali del tipo che per esempio che si può vivere anche senza friarielli, che in argentina la pizza fa schifo ma per gli argentini è la pizza più buona del mondo, che è vero che tutto il mondo è paese ma che la merda che la politica ha fatto a napoli negli ultimi 20 anni non l'ha fatta in nessun'altra parte d'europa, che non è vero che se cadi a bergamo nessuno ti da una mano e se cadi a napoli c'è la fila di persone pronte ad alzarti, che non è vero che al nord non hanno il senso dell'umorismo,che non è vero che se vuoi avviare un'attività in proprio devi per forza pagare il pizzo, che non è vero che Napoli è l'unica Napoli possibile.

Essere napoletano diventa spesso un alibi ed uno strumento di difesa, un auto assoluzione ed un 'ultima speranza.
Il napoletano si difende ponendo le spalle al vesuvio, come fosse un padre in cui si vuole credere ma di cui non ci si può fidare. Così i porteni danno le spalle al Rio, al barco, all'europa da cui discendono e da cui sono stati abbandonati, e si difendono, da un sudamerica che non gli è proprio ed al quale non vorrebbero mai essere associati per paura di appartenere ad una negra normalità.

Io sono di quei napoletani innamorati di napoli, incazzati con napoli e con i napoletani e quindi anche con me stesso.Mi sento spesso come deve sentirsi un collaboratore di giustizia nei confronti di quelli che erano i suoi complici nel malaffare, ripudiato, abbandonato, per aver commesso il reato di aprire quella scatola, aver scoperchiato l'ovvio, aver svuotato l'orgoglio.

Forse rinunciare a quella scatola potrebbe voler dire guardarsi dentro e riscoprire le cose belle che dalla scatola stanno fuori e di cui sì si può essere veramente orgogliosi, ma se nessuno lo fa forse queste cose non ci sono e andrebbero costruite da zero, ma tornare a zero è difficile e forse ci può riuscire solo o' reset.

Meglio di mille parole una canzone


giovedì 24 settembre 2009

Batman

Il predominio della cultura nordamericana nel mondo è acclarato per esempio dal riconoscimento globale di alcune icone propagandistiche quali i super eroi, condensato di sogno americano atti a garantire sicurezza, giustizia e la vittoria del bene.
Se la chiesa cattolica è sempre stata vincente perchè ha saputo avvolgere le culture locali in un robusto sistema di credenze capace di adattarsi a tutti, dai filippini a puteolani, con batman è accaduto il contrario.

Tutto questo cappello, o cappella a seconda del lettore, per dire che alla fine i simboli stigmatizzati della subcultura predominante sono stati trasformati in pochi passi in un ritratto parodia dei tick di ogni popolo.

In questo Napoli e Buenos Aires sono inconsapevoli gemelle.Ci sono interi show fatti con poco e niente, fatti soltanto di un costume e un chiste, quasi sempre ispirato dalla possibilità di fare di un difetto un pregio, o almeno uno spunto per una risata.




lunedì 21 settembre 2009

Largentina.org




E' da un po che sono entrato a far parte del team del guru (tanoka.net), e niente continuo a scrivere qui cose più pertinenti alle analogie napoletanoportene, lì considerazioni più a largo spettro sulla vita argentina. Vi consiglio di dargli una letta. Ma 'vi' consiglio a chi poi? c'è qualcuno lì fuori che legge? boh.

giovedì 17 settembre 2009

Targhe napoletane




A Buenos Aires come a Napoli, la gente gira su due ruote con il casco slacciato, il che non ha senso alcuno perchè una volta che il casco te lo sei messo ma che sfaccetta ti costa legarlo?
A Buenos Aires, come a Napoli un po di tempo fa, le targhe dei motorini sono lo specchio della legalità.
Io mi ricordo quando era comune sporcare un numero della targa del vespone
in modo che un sei diventasse un 8 visto da lontano, o quando ci si allontanava da un vigile all'angolo allungando a mo di contorsionista il piede fin sopra alla targa per coprirla casualemente.
Qui sotto alcune foto di targhe nelle quali mi sono imbattuto. Si va da quella montata storta, molto comune, a quella praticamente illeggibile, fino a quella montata in maniera geniale nella parte interna del parafango.
Applausi.





martedì 25 agosto 2009

Teorema di Stanlio e Olio


Ipotesi
Se Stan Laurel ed Oliver Hardy, al secolo Stan y Ollie, sono conosciuti in italia con il nome di Stanlio e Olio, a Napoli diventano "o' sicc e o' chiatt'" e in argentina "el flaco y el gordo",
Tesi
Allora Napoli è più vicina a Buenos Aires che a Roma

Napoli o Buneos Aires?















Ecco una di quelle notizie che ti fa capire, mentre scrolli le spalle, perchè alla fine il problema non è il tuo, che Napoli è come Buenos Aires, ed in entrambi i casi il fatto che al cimitero Lopez ci fossero dei funzionari che intascavano i soldi e invece di cremare i morti li accatastavano in un deposito restituendo ceneri fasulle ai familairi, non sconvolge nessuno.
Se tutti gli ingranaggi del sistema sono sgangherati perchè allora uno dovrebbe aspettarsi che funzionino?

venerdì 21 agosto 2009

Sul Sole24ore

Riporto qui un articolo apparso lo scorso luglio sul sole24ore.
Smentisco qualsiasi mia intenzione di comprare casa a Buenos Aires nonostante sia un vero affare per chi mangia in euro.

Caffè chi beve?

Il caffè di Buenos Aires non si distingue per la sua qualità. Si beve lungo, molto lungo, di quel tipo di lungo che fa storcere il naso ai napoletani.
A parte confessare il fatto che a me ogni tanto una tazza di caffè lungo, soprattutto se è inverno e fa freddo, non mi dispiace, devo constatare che anche qui attorno al caffè gira un mondo.
Non c'è ufficio pubblico o angolo di strada, che non abbia il suo erogatore umano di caffè, in genere dotato di una bici appositamente modificata con una decina di termos ripieni della bevanda preziosa.

Cromagnon e la vernice

Qualche giorno fa sono usciti i risultati del processo per l astrage di cromagnon, la discoteca che conteneva il triplo di ragazzini che poteva e si incendiò nel 2004 facendone morire 194 e ferendone quasi 2000.
A Buenos Aires, come a Napoli, la legge è liquida, e prende la forma delle mani di chi stringe un accordo, di chi chiude un occhio per una banconota in più nel portafoglio.
Le porte della discoteca erano chiuse, sbarrate, per evitare imboscati. Bastò un bengala (pare che qui si usi accendere bengala durante i concerti) a farlo diventare una polveriera.

I familiari delle vittime hanno fatto casino davanti al tribunale, lo stesso in cui furono giudicati i protagonisti della dittatura militare.
Non ne ho trovato traccia nei gironali e telegiornali però riporto una notizia inquietante passatami da chi c'era: per sfollare i protestanti, cosa che non si faceva dai tempi della dittatura, si è deciso di spruzzare i manifestanti con la pittura.
Geniale no?se protesti ti macchio, e così una volta diradata la folla, ti vengo a prendere.

Inutile dire che il padrone del locale è stato condannato a 20 anni mentre i funzionari pubblici il cui compito era controllare l'adempimento delle norme di sicurezza se la sono cavata con due anni di allontanamento dalla funzione pubblica.

Gardel y la gripe

Un po di tempo fa sono stato rapito da "la catedral", una milonga ricavata in un vecchio e malconcio capannone, dove ogni sedia è diversa dall'altra ma tutte sono scassate e la luce è quella soffusa di una candela.
Ci sono 'classi' di tango tutte le sere alle 21 e alle 22, e mi sa anche alle 23. Poi milonga con musica dal vivo.
Il posto è gestito da una coppia di ballerini che poi sono anche i maestri di tango e si trova all'angolo tra sarmiento y medrano. L'atmosfera merita davvero e la cucina è rigorosamente vegetariana.
Il martedì è de facto la serata degli expatriates, ovvero di tutti gli stranieri che vivono a Buenos Aires.

L'ultima volta che ci sono stato impazzava la gripe ed ironicamente era stata posta una mascherina bianca anche a Carlos Gardel.

giovedì 6 agosto 2009

La festa del semaforo

Ultimamente ci è arrivato un invito ad una festa: la festa del semaforo. Ci si veste di rosso se si è impegnati (sposati, fidanzati, incatastati ecc.), di giallo se si è aperti o comunque non compromessi come quelli che si vestono di rosso, e verdi se si è single nelle ossa ed in cerca di altri pistacchi.
Sono ammesse anche combinazioni creative, tipo maglione rosso e pantaloni verdi, o viceversa.
Abbiamo sorriso di fornte all'ennesima prova della creatività argentina. In realtà a quanto mi dicono altri amici del sud dell'america del sud non è che la nostra amica si sia inventata chissà chè perchè la festa del semaforo è una cosa che si fa.
Funzionerebbe in Italia? Io dico che in tanti si metterebbero una maglietta verde di riserva sotto i maglioni rossi a collo alto.

giovedì 30 luglio 2009

Pelopincio


La pelopincio sarebbe la piscina gonfiabile, ovvero qualsiasi tipo di piscina non interrata che possa dar sollievo alle pacche nelle giornate più calde. Se le pelopincio di buenos aires sono in letargo, arrotolate in chissà quale anfratto, pare che a Forcella, ridente quartiere di Napoli, qualcuno abbia ben pensato di trovare refrigerio montandone una in mezzo alla strada.

L'amico Fritz mi ha segnalato l'accaduto ed io non posso non riportarlo. Sono sicuro che anche in qualche villa argentina le piscine sono montate per strada. Chissà che il prossimo dicembre, quando quelle di forcella saranno lontane dai loro momenti di gloria, non ne intravederò una.

Vi tengo informati.

lunedì 27 luglio 2009

Gripe porcina, ovvero influenza umana


La lunga assenza dal blog è stata dovuta al fatto che mi hanno messo in quarantena perchè mi ero preso la febbre porcina, anzi la AN1H1, anzi no l'influenza umana... vabbè insomma quella malattia virale con cui stanno oleando ben bene l tasche dei cittadini del mondo, e non solo, in modo da spillare con più semplicità quei pochi spiccioli che sono rimasti.

Tutto cominciò qualche mese fa in Messico. Il numero di morti sembrava crescere vertiginosamente, minuto dopo minuto. Io, di ritorno da un viaggio di lavoro a Sao Paulo, già intravedevo l'apocalittica fine del mondo attraverso le tute bianche e le mascherine che come d'incanto avevano popolato l'aeroporto di Buenos Aires.
Poi come per magia il numero di morti in messico è cominciato a diminuire.Le persone resuscitavano? non si sa, ma il LA ormai era stato dato, le scuole e gli uffici chiusi, stranamente le metropolitane no.

Qualche mese dopo, per l'esattezza qualche giorno dopo le elezioni politiche argentine, quello che sembrava un male remoto, nell'arco di 24 ore, grazie ad un battage mediatico degno del grande fratello, prende la scena di questo grande paese chiamato ARGENTINA.

Ma il problema non è argentino, il problema è globale, da settembre sarà italiano, e ad agosto sarà inglese.
Poichè non mi fido più di nessuno, e poichè si dice sempre che internet è libertà ed informazione gratuita, ho cominciato a cercare, scavare, spulciare, la grande rete, per poi scoprire alla fine che la risposta di tutto quanto sta accadendo è sotto gli occhi di tutti.

In effetti ricordavo che già mesi prima di questa grande fiammata a Buenos Aires c'erano dei cartelli che invitavano le persone ad andare nell'ospedale più vicino per ricevere 'gratuitamente' il vaccino. In italia invece il vaccino non è ancora disponibile. In alcune nazioni c'è in altre no.
Però per tutti si stanno facendo in quattro.Chi? le case farmaceutiche.
Una in particolare: la ROCHE.
ancora non ho avuto il tempo di capire esattamente chi siano gli azionisti di maggiroanza, ero impegnato a vomitare, però intanto sono andato sul loro sito www.roche.com , sono andato nell pagina degli investimenti, ed ho trovato questo:

Guarda un po questi signori erano nella cacca fino alla gola.Poi a marzo, guarda un po quando il tutto è esploso in messico, il titolo ha fatto un gran balzo.
Fidatevi siamo solo all'inizio della risalita, e lì sotto ci sono i vostri culi.

lunedì 29 giugno 2009

Parcheggiatori abusivi

A napoli non basta mettersi una coppola in testa per diventare parcheggiatore abusivo. Il parcheggiatore è una falange del potere criminale che impone con una muta minaccia un pedaggio senza ricevuta. Si vabbò la sto facendo pesante ma a finale chell è.
Non so se esistono parcheggiatori abusivi in altre parti di italia, quando mi è capitato di vederne a roma, ahimè, avevano sempre accento napoletano.
A buenos aires siamo ancora agli albori di questa ignobile arte. Basta dotarsi di uno straccio, una pezza, una tela, qualcosa, e sbandierarlo nell'aria, per far capire all'automobilista di turno che per la incolumità del suo coche è meglio versare un contributo.
Soprattutto nel fin de semana spuntano come i funghi.
Il porteno, come il napoletano, paga tutti giorni, tutta la vita, piccole tasse come questa, non dichiarate, non registrate, non scritte, per il semplice quieto vivere, o meglio per non affaticarsi troppo nell'alzare la testa per chiedere che fine hanno fatto i propri diritti.

giovedì 25 giugno 2009

La cola

La cola sarebbe la coda. A buenos aires ci sono vari tipi di code, sempre molto ordinate. Non ho mai visto resse fino ad ora. La gente attende in fila anche l'autobus. Funziona che si dispongono in fila sul marciapiede, in fila nel senso di uno dietro l'altro, nel senso che chi arriva ultimo di mette in fondo. Indugio per convincere gli italiani che funziona davvero così. Quando dico agli argentini che in italia non esistono file per gli autobus mi dicono: "e come fate?".
Io mi sono risposto che in realtà qui la fila la fanno perchè i colectivos li usano davvero in tanti e se non la facessero sarebbe davvero un casino.
Quando sono arrivato a buenos aires oltre alle file per l'autobus mi avevano colpito molto le file fuori dalle farmacie. Mi aveva fatto molto terzo mondo. Mi dicevo "bene, può essere che c'è un razionamento dei medicinali e quindi la gente deve fare la fila per rifornirsi", sottotesto: che pena.
In realtà qui stanno avanti, stanno con le pezze al culo ma c'è una rete di pagamenti capillare che si chiama rapipago (poi ci sono anche pagofacil, link, banelco, che più o meno penso facciano le stesse cose però boh) che sfrutta farmacie, ricevitorie del lotto e quanto altro per pagare ogni tipo di bolletta.
Quindi vai in farmacia per pagare le bollette della luce, ovviamente in questo modo mentre fai la fila che fai uno spazzolino o una piastra per capelli che fai non te la conpri? la vasellina è in omaggio.


Comida - Medialunas


La medialuna sarebbe il cornetto. A buenos aires ricadono nella categoria delle 'facturas', ovvero i dolci da colazione (che poi in generale li si può mangiare tutto il giorno) che si comprano a 'docena', ovvero a dozzine.Mediamente una docena di facturas costa 15 pesos, ma anche meno.
Si va dai saccottini, ovviamente ripieni di dulce de leche, alle trecce, alle ciambelle e così via.
Ma la factura per antonomasia è la medialuna che a sua volta si distingue in medialuna de manteca (ovvero di burro) e medialuna de grasa (ovvero con grasso bovino).
Io mi sono innamorato delle medialuna de manteca di alimentari, che all'inizio pensavo fosse l'ennesima boutique del gusto e invece è una delle tante rosticcerie che fanno empanadas, tartas e facturas.
Ce ne sono 4 se non erro in tutto il microcentro. Addentare una medialuna de manteca di alimentari è come mordere un panetto di burro macerato con lo zucchero, una goduria per le papille, un inferno per il colesterolo.

mercoledì 24 giugno 2009

Comida - Chincharrones

Quando meno te lo aspetti ritrovi nella comida portena un pezzo di casa.I chincharrones, che poi sarebbero i cicoli, quelli che a napoli si mangiano nel pane con la ricotta o si innestano nei casatielli più pregiati.
Basta poco per scoprire che in diverse forme si trovano un po in tuti i paesi del sud america e mi sa mi sa che a napoli li hanno portati gli spagnoli.
Esistono anche nel resto d'italia? molto probabilmente, ma vuoi mettere con quelli napoletani?:)

martedì 23 giugno 2009

Quattro frecce <-->

Le strade di Buenos Aires, tolte le avenida, che sono le arterie e/o le vene della ciudad, sono calles a senso unico, ad una due corsie.
Io vorrei sapere perchè ogni volta che un argentino si ferma deve mettere le quattro frecce (!!!).
Me pone loco.
Per accostare, invece di mettere una freccia (che poi lo dice stesso il nome, freccia, che serve ad indicare una direzione, una intenzione), loro le mettono tutte e quattro ed io, in bici, non so mai dove mi devo buttare.

domenica 21 giugno 2009

Festa del papà

Oggi in argentina è la festa del papà, è già da un paio di settimane che la pubblicizzavano e alla fine è arrivata.Rigorosamente la terza domenica, in modo che i portafogli siano ben pieni per lubrificare la macchina economica.Ci sono offerte un po' dappertutto, in una società tan machista il dia del padre ha un certo peso.
Ieri mattina sul presto ha bussato alla porta di casa un ragazzino, 18 anni al massimo, tutto ingiacchettato e vestito di un falso sorriso smagliante pronto ad appiopparmi un simil profumo di quinto ordine dal nome improponibile.
Fa anche lui parte dell'indotto del dia del padre.

venerdì 19 giugno 2009

Grazie

Adesso mi sento più al sicuro

Questione di font

Il font scelto esprimerà pure appieno l'incorruttibilità del tenente general ma io vi assicuro che da lontano non si legge un cazzo




Provate ad allontanarvi di un metro dal vostro schermo.

mercoledì 17 giugno 2009

Burocrazia I

Io sono qui con una residencia temporanea. La prassi prevede come ultimo passaggio l'assegnazione di un DNI (documento nacional de identidad [???]).
Il DNI è centralizzato e molto importante. Ti registri a un sito web e ti chiedono il DNI, compri una cosa a rate e ti chiedono il DNI, ti prenoti per andare al cesso e ti chiedono il DNI.
Essendo un numero unico e progressivo le persone riescono a risalire alla tua età direttamente dal DNI attraverso calcoli empirici basati sulla natalità. Per cui fornire con superificalità alla vicina capera il proprio DNI equivale a comunciare la propria età con uno scarto di pochi anni.
Per il mio DNI è tutto pronto. Devo solo recarmi lì con tutti i documenti del caso.
Quando? c'è scritto sulla ricevuta...

martedì 16 giugno 2009

SMS e fregature, ovvero il costo di un accento

Un byte sono 8 bit. Di questi per codificare un carattere in un sms se ne usano 7.
Con 7 bit si riescono ad indicizzare fino a 128 simboli, che poi sarebbero lettere maiuscole e minuscole, numeri e caratteri 'speciali' (quelli che appaiono tenendo premuto l'asterisco).
L'alfabeto spagnolo ha anche alcuni simboli che non sono inclusi nell'alfabeto GSM descritto, come ad esempio la 'ò' però con l'accento dall'altro lato (non c'è manco sulla mia tastiera italiana) o la 'u' come in 'música'.
Succede allora che i telefonini devono codificare con l'alfabeto che usa 2 bytes per ogni carattere.
Ciò significa che se si utilizza anche uno solo di questi caratteri speciali il vostro messaggio passa da una lunghezza massima di 140 caratteri ad una misera di 70, e tutto per aver scritto musica!
ovviamente il T9 non ti viene incontro magari omettendo il carattere speciale.
Quante persone si saranno rese conto di questa cosa? quante pagano due sms per l'invio di uno?
nessuno mi toglie dalla testa che più che frutto del caso sia una cosa voluta... vabbè ma si sà io penso sempre male,e poi la soluzione quale sarebbe? sacrificare la grammatica spagnola per pochi pesos? e così sia!

Casta

Se a buenos aires giri in bici significa che non hai nemmeno i soldi per il colectivo (1.5 pesos in media) e sei automaticamente declassato. Ti appiccicano una etichetta al collo tipo segno di caino e sei marcato. Ovviamente ciò si applica dall'uno e dall'altro lato.

Ieri mi ero perso girando per recoleta (che per un napoletano non so perchè è la 'recoletta'), e i coomenti sulla recoletta meritano un altro post.
Ho chiesto indicazioni ad una ragazza e questa ha girato la faccia e se n'è andata.Senza rispondere.
Ora io capisco che magari i miei amici negri dalle loro bici, da dietro la gabbia invisibile a volte stendano la mano e magari a volte possono essere anche molesti, ma che c'entro io?

Uno di questi giorni esco in giacca e cravatta, mi metto una maschera bianca anonima, e me ne vado per calle florida a vedere le facce che fa la gente.
Si che è un paese cattolico, che "siamo tutti uguali", in realtà ci sono i coloni e gli schiavi e ai semafori i lavavetri mi sorridono e salutano solo perchè sono in bici.

Continuo ad essere convinto che tutto ciò possa essere cambiato, ma continuo a non vedere volontà di farlo ma solo ottusaggine negli occhi della gente, e allora vaffanculo domani mi metto di nuovo la mascherina antismog.

venerdì 12 giugno 2009

Panzarotto

La mezcla, la sovrapposizione, il condividersi e l'ignorarsi. A Napoli come a Buenos Aires il confine tra legale ed illegale è sottile.Anzi no, non è sottile, è anzi largo, larghissimo, un'unica sfumatura che va dalla 'i' di illegale fino alla ultima 'e' di legale.
Per questo scene come quelle ritratte in questo filmato, che sono napoletanità pura, potrebbero tranquillamente vedersi a baires.


Piccolo, spazio, pubblicità

Chavez in Venezuela ha proibito la coca cola zero.Pare sia dannosa per la salute.Blanda scoperta. E' una vita che si sa che l'aspartame è cancerogeno, ma dolcificanti e dolcificatori somo ancora massivamente usati nell'industria dolciaria al grido di "perdi peso prenditi un cancro!".
Quando qui lo sottolineo ai miei commensali, con tipico sguardo napoletano loro mi dicono "e vabbè sai quanta munnezza ci mangiamo?".
Il marketing a buenos aires è vorace. mette sotto pressione qualsiasi 'segmento di mercato', invade spazi, fagocita gli avversari.Sul campo di battaglia restano idee prive di contenuto e gente confusa.
I nomi dei ristoranti bisogna cercarli ben bene tra le pieghe delle pubblicità che gridano.

L'altra sera ero al pub a vedere argentina ecuador. A un certo punto un giocatore si trova in fuori gioco e parte (con un volume notevolmente superiore a quello del telecronista) un messaggio pubblicitario che copre per un terzo tutta la fascia inferiore dello schermo.Io resto allibito, mi guardo attorno in attesa dei commenti infastiditi delle persone.Nada de nada de nada.Tutto normale.
Un collega mi dice "è sempre peggio", e ride.

Pare in provincia se la passino peggio.Nei locali si fottono anche il terzo superiore del monitor con sponsor locali.Per cui le azioni di Messi e le inquadrature su Maradona sono schiacciate in un surreale rapporto 32:9 tra "usa banco di sta ceppa e la vita ti sorride" e "vieni a mangiare la pizza da giggino el maricòn".

L'apoteosi sta nell'arrivare a sponsorizzare persino i nomi delle strade.

Questione di lettere


vi sraà suricnemate ctaipato di revecicre una mial dvoe si dvecia che il crvlleeo unamo si caga sloo la pirma e la utmila ltterea di ongi paorla.

Cosa posso aver letto io quando ho visto questa foto?



forse sarebbe giusto recuperare il valore del cantero, applicare a questo storico prodotto un po di marketing, ed offrirlo in differenti forme misure e colori.

giovedì 11 giugno 2009

Lumfardo spicciolo

1 mango = 1 peso
1 gamba = 100 pesos
1 luca = 1000 pesos
1 palo = 1000000 pesos

1 birra = 1 birra

mercoledì 10 giugno 2009

Via Napoli

Come già detto Buenos Aires è tutta squadrata.Talmente squadrata che quando incontri una piazzetta, un bivio, o addirittura una curva (no vabbè scherzavo le curve non esistono) non puoi non restarne affascinato.
Ieri tornando a casa riflettevo sui nomi delle strade che scivolavano sotto le ruote della mia bici.
dividerei i nomi in due grosse tipologie: i nomi che suonano deciamente sudamericani come tucumàn, maipù, suipacha, talcahuano, e quelli relativi ai militari come Gral. Rodriguez Pena, dove Gral sta per General. E poi ci sono quelli delle città, o comunque geografici, vedi Cordoba, Florida, Tucùman (che è pure una città). E poi ad un certo punto vedi: Boulogne sur Mer.
Mò dico io, ma perchè una strada in pieno centro dedicata a Boulogne sur mer e manc nu vicariell fetent dedicato a Napoli?
Le uniche tracce di una "Via Napoli" si trovano alla periferia sud di Mar del Plata... a 400Km da Buenos Aires.

martedì 9 giugno 2009

Forchetta e cucchiaio

Paese che vai usanza che trovi.
Sarà colpa del fatto che italia ed argentina stanno in due emisferi opposti ma in argentina uno che mangia gli spaghetti accompagnandosi con il cucchiaio è uno che "ci sa fare", un buongustaio, intimo conoscitore di tutti i segreti della cucina italiana. Dagli spaghetti alla "principe di napoli" a quelli alla "parisienne" , tutti piatti ovviamente inesistenti nello stivale.

In italia invece chi mangia gli spaghetti col cucchiaio o non è mai cresciuto o è mediamente considerato un cafone... è stato difficile farglielo accettare

lunedì 8 giugno 2009

e-Migrante

Gli italiani che si sono trasferiti in argentina, a ridosso delle due guerre mondiali, sapevano da cosa fuggivano e non sapevano a cosa andavano incontro ( un po' come Lello). Quando poi l'hanno scoperto era troppo tardi per tornare a casa. E allora si sono messi con le spalle al mare ed hanno cominciato a figliare.

Oggi grazie a facebook chiunque dei miei più o meno amici può sapere con un'approssimazione di circa tre strappi di cartigienica, l'istante esatto in cui sto cacando. Più difficile fargli sentire il profumo della carne e la puzza della carne, fargli capire quanto è bello girare in bici per Belgrano e quanto si intreccino sotto gli occhi di tutti ricchezza e povertà.

Due settimane fa ero a Napoli, giusto per il tempo necessario a ricordarsi quanto è bella.
Ormai divido i napoletani in quelli che sono rimasti e quelli che se ne sono andati. O forse a fare questa distinzione sono solo quelli che restano, perchè in realtà uno napoli se la porta appresso tatuata, sempre, e non se ne può liberare neanche quando vorrebbe.

Napoli è un'isola, nello spazio e nel tempo, una discontinuità nel progresso umano (nel senso buono eh!), un'eccezione che fa godere la regola.Buenos Aires per molti motivi ne è la succursale ideale, e questo mi aiuta a decifrare ed interpretare alcuni meccanismi.

"Vabbè ma tu te ne sei andato non puoi parlare". Andersene da Napoli. Non si capisce se significa uscire da Napoli o entrare da Napoli, quello che è certo è che varcare la soglia equivale ad una delle fasi della crescita che non sempre è contemplata per i nascituri partenopei. Una sorta di rescissione del cordone ombelicale che è anche peccato mortale, rinuncia alla madre, quasi offesa del padre, a cui non si può essere preparati. Così i napoletani ti fanno sentire quando te ne vai. O forse ti ci senti tu così, proprio perchè sei napoletano.

La città si regge su un equilibrio assiomatico che non è possibile mettere in discussione. La camorra c'è "ma tanto tutto il mondo è paese e rubano pure a Lugano", ogni tanto qualche cocainomane tira schiaffi alla gente da motorini in corsa "ma puoi uscire tranquillamente quando vuoi, basta che stai attento", lavoro non ce n'è "ma se conosci qualcuno è sempre meglio", la pizza la fanno in tutto il mondo "si ma come la fanno a napoli!", X è un piatto tipico di Y "si ma come lo fanno a napoli!", provi a non farti rubare niente perchè se no prima di tutto "è colpa tua che sei stato poco attento" ed oltre all'incazzatura ti devi prendere pure lo 'scuorno' in faccia.

Il tempo necessario a capire che Napoli non è una città normale è quello che va dal farsi verde del semaforo al primo segnale di clacson, matematicamente suonato dall'ultimo in coda. Stamattina mi è successa la stessa cosa all'incrocio tra Paraguay e Jean Jaurès e mi sono sentito a casa e per l'ennesima volta mi sono chiesto "ma che cazzo bussa a fare se poi al prossimo incrocio si incazza se è primo e gli altri indietro bussano?". Non mi sono mai dato una risposta.
Napoli vive in un loop, un circolo vizioso in cui si è contemporaneamente i primi e gli ultimi, i più sfigati (che già sfigato uno a Napoli lo dice solo se è tornato da un weekend a Roma o Milano) e i più dritti, i te lo metto in culo io prima che me lo metti in culo tu, i farò-dirò e gli 'io speriamo che me la cavo', quelli che rubano e quelli che sono derubati, quelli che se ne sono andati e quelli che restano. La città gode della stessa energia che tiene in equilibrio un protone ed un elettrone in una molecola di caffè (che a Napoli fa elemento a parte).

Ma se non fosse quella che è, Napoli non sarebbe Napoli, sarebbe come una puttana che non si prostituisce o un prete che non pecca.
Se è vero che Napoli è il mondo, condensato tra il vesuvio e il mare, è vero anche che il mondo non è Napoli, che chi se ne va non dimentica quello che ha vissuto mentre spesso chi resta si rifiuta di ascoltare chi torna.

Che poi io da Napoli manco me ne volevo andare. Io volevo restare. Per cambiarla, migliorarla. Ma io mi domando e dico: chi sono io per cambiare Napoli?





venerdì 15 maggio 2009

Mate

Il mate è forse l'unico superstite della colonizzazione occidentale del cono del sur, che sarebbe la parte bassa del sud america a ridosso delle ande.
Il mate è un'istituzione, un rito, una malattia, una scienza.
Il mate è una coppa fatta di calabaza (che poi sarebbe la zucca) che si riempie con la "Yerba mate", un'erba che odora di tabacco moooooolto amara.

Il mate non si prepare, si "ceba". Esiste un verbo apposito per la sua preparazione che è "cebar".
Ogni buon argentino bevitore di mate si porta sempre appresso la sua zucchetta (venduta nelle sue declinazioni più improbabili e tamarre) ed un termos con l'acqua calda.
Il mate non è un infuso. Si versa un po' di acqua calda e grazie alla bombilla, che è una sorta di cannuccia di metallo con alla base un filtro, si zuca l'amargo nettare.
Detta così sembra semplice, ma mi hanno spiegato mille varianti nella preparazione il cui effetto sul sapore finale è ovviamente a me ignoto.

Il mate si beve in compagnia. Nei giorni di festa i parchi sono invasi da uomini e donne con il loro termos sotto il braccio, quasi come fosse un'appendice del loro stesso corpo. E quando non è festa anche a lavoro ognuno ha il 
suo bel mate sulla scrivania, dall'autista al dirigente d'azienda, dal bancario al netturbino.

Nei supermercati c'è sempre un intero scaffale dedicato all'erba magica che fa passare la fame ed è forse il segreto di tanta magrezza.Ci sono mille varianti, da quello al sapore di frutta a quello dolce a quello al miele, ed altrettante fazioni di bevitori di mate, dagli integralisti dell'amargo a quelli del mate creativo.
Io ne ho comprato uno in uruguay e domenica scorsa l'ho ingegnato.
A me m' piac', ma sono solo un novizio.

Ho capito il livello di penetrazione della bevanda nella popolazione argentina quando una sera al cinema ho conosciuto il 'cinemate'.




link to the original photo by crazynd: http://www.flickr.com/photos/nd/88174616/

giovedì 14 maggio 2009

Polarizados

Molte macchine (che qui si chiamano coche) a buenos aires, montano dei finestrini oscurati, detti polarizados.
A napoli i vetri scuri ce li hanno i tamarri e i camorristi, per non essere visti, per ripararsi.
Qui invece, e in generale in sudamerica, la sensazione è che li abbiano i ricchi per non vedere e i tamarri per farsi vedere.
La differenza tra ricchi e poveri è evidente, ed allora chi può fodera i suoi spostamenti in auto in modo che il percorso tra origine e destinazione non sia sporcato dalla lurida realtà.
Sembrano tanti pacchetti, tipo protocollo TCP-IP, tipo internet, che si mischiano nel traffico; i ricchi con i poveri, i poveri con i cartoneros, nella stessa strada ma per vie diverse.
C'è il macchinone corazzato del "cheto" (che poi sarebbe il chiattillo di baires) ed il tamarro che lo emula montando i polarizados sulla 127 bianca.
Tutto il mondo è paese.

martedì 12 maggio 2009

Inverno

FA strano pensare che è metà maggio e l'aria si raffredda, nel cielo le nubi nascondono l'azzurro, gli alberi si spogliano delle foglie gialle e la gente si copre di maglie di lana
MA stamattina in bici faceva proprio nu spaccimm' e fridd'

lunedì 4 maggio 2009

N+1

Ci sono N cose a cui stare attenti quando si gira in bici per Buenos Aires: il fumo nero dei colectivos che ripartono ad ogni fermata, i colectivos che sembra ti inseguano sulle loro simil corsie preferenziali e quindi meglio sempre stare a sinistra, gli automobilisti che sembrano ignorare l'uso delle frecce e piuttosto inseriscono le quattro frecce quando vogliono accostare solo che sanno solo loro dove hanno intenzione di andare, le buche (che in generale non ci sono ma quando ci sono ti portano dritto al centro della terra), i pedoni che quando non c'è nessuno passano anche con il rosso, i taxi che credono che la strada se la so comprata, le tette che distraggono, ecctera eccetera eccetera.

C'era una cosa che non avevo considerato.

Ti potrebbe capitare che tornando a casa ti lanci su per una salita (cordoba y alem), la strada è a senso unico, ha cinque corsie e tu ti accosti sulla destra, dai giù di pedale e mentre sorpassi un camioncino parcheggiato ti vedi spuntare un'altra bicicletta, alla tua stessa velocità ma contro senso. Hai pochi secondi per capire cosa sta succedendo e alla fine non lo capisci. Valuti l'impatto ancora prima che accada, poi alla fine ti butti su un lato per schivare il rivale ma lui non riesce a fare altrettanto e colpisce il tuo braccio prima di splamarsi a terra.

Tu un po spaventato e col braccio dolorante sei riuscito a non cadere, riesci a fermare la bici che intanto ha cambiato un po dei suoi connotati, ti volti e vedi il tipo che si alza veemente e ti chiedi "chist' nun sul m'è venut ncuoll' mo' l'aggia pur vatter?".
Qualche secondo ancora e come in quadro di Escher passi ad un altro livello di comprensione. Da dietro al camioncino spuntano due signori ed una ragazza. L'altra parte del mio incidente intanto è già andato, col suo carico di sangue ma senza bottino.
Eh sì perchè nell'impatto il cellulare che aveva appena scippato alla ragazza gli è caduto di mano e mentre ricomponeva gambe e braccia non ha fatto in tempo a recuperarlo.
La ragazza, e  i due fancazzisti di turno realizzano solo dopo un po che lo scippatore non è stato fermato dll'arcangelo gabriele in persona ma si è scontrato con il pirla che ancora sta mettendo le tessere insieme per capire cosa è successo.
Dopo un formale "ti sei fatto male?" si dedicano alla ricerca della batteria. Eh si perchè pare che seppur malconcio il cellulare lo si sia recuperato ma manchi la batteria.

I tre personaggi non sembrano molto turbati dell'accaduto, sembrano piuttosto abituati, quasi compiaciuti, come ricaricati del diritto di lamentarsi. Tanto il tipo sulla bici, si vedeva, era un indio, aveva la pelle scura, e chissà da quale villa era uscito. Ed io, stando sulla bici, sono comunque in qualche modo un essere inferiore che adesso ha N+1 motivi per stare attento. Torno a casa con la sensazione di aver superato la barriera del denaro, quel punto in cui la consapevolezza che la mia ricchezza è complementare alla povertà di altri, supera l'equilibrio etico quotidiano generando una botta che poi fa male fin quando non passa il dolore.


mercoledì 22 aprile 2009

Comida - pescado

Buenos Aires da' le spalle al mare (che poi non è mare ma è la foce del fiume).
Il pesce è bandito dai menù, relegato alla quarta o quinta pagina in uno sparuto ed insapore numero di declinazioni e secondo me a molti l'odore del pesce fa venire il prurito.
Al ristorante posso considerare decenti solo il "fillet", ovvero il baccalà fritto, e le rabas, ovvero i calamari, che però cuociono in pastella e non si sà perchè sono sempre accompagnati dalla dicitura "alla romana".
All'inizio pensavamo che vabbè, "magari non lo preferiscono ma ci sarà un posto in cui mangiare bene pesce...".
Ne abbiamo assaggiati un paio e ci abbiamo rinunciato.
Allora ci hanno detto che "se ti vuoi fare una grande mangiata di pesce devi andare in uruguay". Noi ci siamo andati e ci abbiamo ricavato la brotula fritta e le solite rabas, nel caso migliore.
Abbiamo cercato una pescheria, e tutti erano pronti a dire "certo in ogni barrio trovi una pescaderia", ma quando poi chiedevi un indirizzo esatto ti confessavano in realtà di non saperlo.

Dopo una lunga ricerca ho trovato due pescaderia: una sta tra Cordoba e Llorrea, l'altra tra Cordoba e Lavallajea (ma ancora non l'ho provata).
Ieri dopo 4 mesi di astinenza da pesce sono tornato a casa con due bei calamari, cinque triglie cicciotte e due tranci di tonno, che chiamano rosso ma in realtà è bianco.
Il tutto fresco e per la modica cifra di 25 pesos, che poi sarebbero 6 euro circa.
Coi calamari ho fatto un sughetto coi piselli, le triglie le ho fritte e il tonno l'ho scottato alla piastra.
E' stata la mia rivincita sui porteni, la mia dose di mare, la mia personale "granda magnat e pesc'".

giovedì 16 aprile 2009

Pronto?

"accedi un piano di rateizzazione agevolato per l'acquisto di una macchina o per una vacanza blah blah blah blah blah blah..."

"acquista in 6 comode rate la nuova cameretta per i tuoi bambini blah blah blah blah blah blah..."

"cambia il tuo piano tariffario passando a scanzifur, l'unico operatore mobile che ti permette di blah blah blah blah blah blah..."

A qualsiasi ora del giorno arrivano strane telefonate a casa.Una decina al giorno in media. Manco il tempo di dire "Pronto?" ed un messaggio registrato ti spara senza ascoltarti l'ultima simil offerta partorita da qualche genio del marketing. 
Tu stai lì zitto, un po' provi a capire di che si tratta un po' già ti sei sfasteriato, un po' ti rompi le palle che la pubblicità oltre che arrivarti attraverso la porta sotto forma di volantino ti arrivi anche per telefono penetrando definitivamente le mura domestiche, quelle che tu pensavi stabilissero i confini della tua 'privacy'(!).
Altro che marketing virale, questo è marketing anale! Viola la tua serenità e tu non puoi fare niente.Nessun numero da chiamare, nessun servizio da disabilitare.

Una volta ho sentito parlare di liberalizzazione anche in Italia. Devono essere stati dei liberali, che poi so quelli che volgiono sentirsi liberi di prendere tutti per il culo. 
Mi sa che prima o poi anche in Italia mi arriverà una telefonata del tipo "Salve, acquisti da noi a prezzo agevolato un bel bidone di vasellina.Le servirà molto per tutte le altre telefonate che riceverà!"

mercoledì 15 aprile 2009

Barrio


Per capire quanto è grande buenos aires ecco una lista di tutti i quartieri (barrio) di Buenos aires. chissà se in due anni riuscirò a vederli tutti. Qualcuno lo taglierò di striscio, qualcun altro manco saprò di averlo attraversato. Quello che so è che pur ricalcando sempre lo stesso schema ogni barrio ha una sua identità.

A questi si aggiungono altrettanti quartieri non ufficiali, che non si trovano nelle mappe cartacee ma solo in quelle neurali della gente che li abita.

Per esempio il barrio cino.Tutti dicono che è lì che devo andare se voglio comprare il pesce buono.

lunedì 13 aprile 2009

Semana Santa

Tanto per cominciare la pasquetta in argentina non esiste. Ebbene si, miracolo dell'inversione dei poli, in argentina si festeggiano il giovedì ed il venerdì santi ma non il lunedì in albis.
L'argentina si conferma anche in quanto a religione molto simile all'Italia di 20 anni fa, ad onor del vero non è che la città se ne cada di chiese, ma quando un collectivo incrocia una casa del signore la ola di mani che si incrociano al petto è matematica.
E' affascinante come tanta gente, di estrazione socio culturale così varia, riesca a farsi prendere per il culo da chi specula su quello che nessuno può conoscere: la vita prima e dopo la morte.
Se il marketing è la capacità tutta umana di prendersi per i culo, la religione ne è la perfetta incarnazione.


In questi giorni, a proposito di marketing, la città era tappezzata di manifesti di un parco.All'inizio ero tra lo scettico e l'incredulo, poi mi sono definitivamente piegato alla possibilità che esista un parco tematico chiamato "tierra santa" dedicato alla rivisitazione delle scene salienti raccontate nella bibbia. Una sorta di gardaland del credente dove poter degustare in compagnia di amici e parenti cucina araba ed armena "millenaria" in ristoranti dai nomi esotici (BETLEM, LA PUERTA DE DAMASCO, ARCA DE NOÉ, TIBERIO y pizzería SALEM) mentre si passa dalla ricostruzione dei conventi francescani alla rappresentazione dell'ultima cena.
Sul sito c'è una tabella completa con tutti gli orari e durate degli "shows". La resurrezione c'è ogni ora e dura circa 8 minuti.

P.S.: ho appena scoperto che per essere eletti presidente in argentina bisogna essere cattolici.Pare sia scritto nella costituzione.

mercoledì 1 aprile 2009

Sentirsi a casa, ma anche no.

L'altra sera tornando a casa in bici mi sono perso. Ancora non ho capito bene che strada fare. Ida y vuelta (andata e ritorno) a Buenos Aires non possono mai essere le stesse, le strade si incrociano geometricamente e ottusamente tagliano tutta la città sempre con lo stesso senso.
La ciudad è squadrata ed ogni "cuadra" (che poi sarebbe un isolato) è individuata da quattro strade, per cui per esempio per dire al taxista come portarmi in un punto dico "Tucuman entre Esmeralda y Suipacha".
All'inizio è un casino perchè non ci sono punti di riferimento: alla fine pure. Però dopo un po capisci che le arterie principali partono tutte dal lato fiume e la numerazione prosegue sempre di pari passo; per cui, per dire, è un po come giocare a battaglia navale, e se uno ti dice "sta su corrientes verso il 1500" tu sai che è alla stessa altezza di Cordoba o Santa Fe e quindi se caso mai ti ricordassi la strada perpendicolare a quella altezza il gioco è fatto.

Si vabbò ho capito non si capisce niente, e infatti alla fine per evitare Cordoba, che è un unico fiume di smog mi sono addentrato nelle varie cuadra guidato solo dalla mia bussola interna.Quando mi ero ormai perso un tassista mi ha chiesto indicazioni per Paraguay, io mi sono sentito molto a casa, ma non ne avevo alcuna idea di dove fosse paraguay, ma per rimanere nel personaggio del Delfo porteno però con decisione gli ho detto "creo que es para alla" indicandogli una direzione a caso.
Poco ho svoltato, e magicamente mi sono ritrovato esattamente nello stesso punto in cui avevo lasciato Cordoba (!).
A quel punto ho rinunciato all'illusione dell'alternativa salutista e ho proseguito fino a casa su Cordoba come fossi un pinguino in un porcile.

Giornalaio

I giornalai di buenos aires sono più napoletani dei giornalai di napoli.
A parte il fatto che vendono qualsiasi tipo di DVD o Cd contraffatto, come accadeva a napoli fino a qualche ano fa (tra i più venduti pare ci sia gomorra), spesso e volentieri cercano di rifilarti dei numeri vecchi.
Tu chiedi per esempio il national geographic, e lui al prezzo di copertina prova a rifilarti quello di cinque o sei mesi fa.
Quando chiedi spiegazione, ti dicono che quello è un numero da collezione. Geniale no?!
Degna di nota è l'immancabile vetrina dedicata a giornali scandalistici e softporno tipo maxim, che qui in quanto a topa messa in esposizione è secondo solo a playboy. Tette e culi fanno girare la testa a chiunque passi in vicinanza di un edicola, e questo movimento ripetuto pare stia determimando una curvatura irreversibile nello spazio tempo.

martedì 31 marzo 2009

San Antonio Areco

Qualche domenica fa c'era qui per caso un amico da napoli col quale si pensava di fittare una macchina e fare un giro fuori porta nella pampa sperduta.Alla domanda "dove si potrebbe andare in un paio d'ore di macchina fuori Buenos Aires, conosci un posto carino?" 5 argentini su 5 non mi hanno saputo dare risposta.Eh si pare che sotto i 400km non ci siano mete degne di nota. Allora nel dubbio mi sono lasciato guidare dall'istinto che ci ha portati a 100km a nord ovest fino a San Antonio Areco.
A parte l'aria finalmente pulita e la vegetazione vigorosa el pueblo (che poi vuol dire villaggio) ricordava un po un paesino del salento. Ho mangiato il peggior asado di sempre però una boccata d'aria fresca val bene 100km.

























Che poi San Antonio Areco sarà pure ricca perchè ci sono molte estancia, che poi sarebbero delle 
case coloniche rimesse a nuovo che fanno da bed 
and breakfast e che costano mediamente 150 dollari a capa che è un prezzo spropositato, e molti campi coltivati, però io le ho viste le industrie ben mimetizzate nei campi che fanno pesticidi e merda del genere (vedi la Bayer), e quelli i rifiuti pure li scaricano da qualche parte, 

e infatti pure abbiamo visto delle discariche a cielo aperto.
Morale: pur a Sant'Antuon Ariec' c sta a munnezz'.


lunedì 30 marzo 2009

Il ragù e la protesta nel campo

Seguo i gironali italiani più di quelli argentini, ma per osmosi poi le notizie passano ed è difficile non sapere che è in atto una grossa protesta "del campo", ovvero della campagna, ovvero di tutta la classe imprenditoriale rurale che è il vero motore di questo paese.
Il tutto è legato alle tasse sull'esportazione o qualcosa del genere. Ho capito la gravità di quello che stava succedendo (adesso apre sia tutto rientrato) solo quando sabato sono andato al supermercato ed il banco della carne era vuoto.
Il sabato la gente si mette in fila per comprare la carne per l'asado sacro della domenica, io ero in fila per la carne per fare il ragù
Fortunatamente il mio fruttaiuolo di fiducia, che è anche chianchiere, e col quale ci si chiama vicendevolmente "capo" aveva ancora un po di carne.

Sabato notte sono uscito alle 2 e sono tornato alle 6. Alle 8 mi sono svegliato per mettere su il ragù. Si è cotto per 6 ore pippiando in castillano. Risultato: ragù di alto livello.

Primo giorno in bici

Oggi sono venuto in bici in ufficio. Tempo casa-garage 30 minuti. Praticamente dimezzato rispetto al collectivo. Così come a Roma anche qui ho indossato la mia mascherina nera di neoprene.La reazione della gente al mio passaggio era tra il divertito (manco fossi un alieno col tutù rosa)  ed il "ma quanta spaccimm' e cunferenz", come se fossi ospite a casa loro e gli avessi detto "v' fet'n e pier'".
Eh si perchè l'inquinamento qui è come la mafia in sicilia: non esiste!
Se a roma nel traffico dribblavo le buche, qui è tutto uno slalom per evitare tubi di scappamento che sembrano ciminiere che cacciano smog a pallettoni, altro che polveri sottili.

Ora la bici riposa nel garage al terzo piano sotto terra... non sto per niente tranquillo


venerdì 27 marzo 2009

Fernet

Paese che vai usanza che trovi. E chi se l'aspettava che in argentina il cocktail più amato dai giovani è il FernetCola?!?!?!
Eh si con 30% di fernet e 70% della bibita infame ecco pronta la miscela preferitadel popolo argentino.
A me il fernet mi fa pensare solo a certi bar della provincia italiana dove il tempo si è fermato; qui invece fa bella mostra nei locali più in.

Sì, lo ammetto, l'ho assaggiato anch'io. Di che sa? di una medicina degli anni ottanta.Non credo mi ci affezionerò tanto. Sarà perchè qui è difficile trovare un posto dove facciano bene anche un semplice gin-lemon?

Intanto gira voce che ci sia una piccola isola in indonesia dove vada per la maggiore l'amaro della nonna e cola. De gustibus.

Cartoneros

Io me li ricordo, quando ero piccolo e a sera tardi si tornava a casa dopo una serata da amici di famiglia, su per via san giacomo dei capri a napoli, questi minicamion sviluppati tutti in altezza che sfidavano ogni legge baricentrica inerpicandosi con il loro carico: e' cartunar.

Buenos Aires è piena di cartoneros. Non si sa bene da dove vengano, non si sa bene di cosa vivano; quel che è certo è che sono parte integrante e silente di questa città.Alle 19, quando la parte "attiva" della città si ferma per la sera, loro si materializzano e cominciano ad aprire le buste d'immondizia lasciate agli angoli di ogni strada per differenziare allumino da carta e carta da plastica.

Differenziare.Queste persone svolgono un compito importantissimo per l'ecosistema della ciudad. Se facessero sciopero un solo giorno sono convinto che si bloccherebbe tutto. Svolgono un ruolo sociale fondamentale ma non riconosciuto dalle istituzioni nè tanto meno da esse remunerato.

Se si istituzionalizzasero i cartoneros, da napoletano, mi sento di dire che con il "posto fisso" non sarebbero operosi come lo sono adesso, che si fanno il culo trascinandosi a mano carrette alte il doppio di loro, solo per portare la pagnotta a casa.
Sono il frutto dell'indotto del capitalismo, uomini donne e bambini che vivono di scarti, chissà se consapevoli del loro sfruttamento.

I portegni nel tempo hanno imparato per forza di cose a differenziare l'immondizia a casa, e non per chissà quale vocazione all'ecologia, ma solo perchè in caso contrario il cartonero di turno era uso sventrare il sacco del peccato e lasciare per strada i rifiuti dei rifiuti che decideva di non portare con se.

A napoli i caroneros sono scomparsi. Il cartone come qualsiasi altro materiale di risulta non ha più valore. Adesso tutto verrà bruciato, assieme a chissà quanta altra monnezza, nell'inceneritore di aversa. Al progresso che miope avanza preferisco lo sfruttamento della povera gente?
io non lo so.

mercoledì 25 marzo 2009

Lavarropa

Sfatiamo definitivamente l'equazione Argentina = risparmio.
Ieri, dopo svariati tentativi andati a vuoto (per esempio qui per grandi importi non accettano la postepay perchè non ha sovraimpresso il nome del proprieatario) sono riuscito a comprare una lavatrice. In realtà non dovrei dirlo perchè ancora non l'hanno portata a casa e tanto meno l'ho messa in funzione.

Venerdì scorso su indicazione di alcuni colleghi ero andato da falabella (una catena di qui) dove la commessa, dopo avermi fatto vedere vari modelli, mi aveva consigliato di tornare il martedì successivo perchè di martedì con la mia banca si ottiene unos conto del 20%, che non è poco.

Eh si perchè qui c'è tutto un marketing bancario che uno manco si mmagina per cui se hai un conto piuttosto che un altro puoi accedere ad offerte di ogni tipo.

Così martedì sono tornato sul luogo del delitto per scoprire che intanto la lavatrice da me selezionata era aumentata di 150 pesos, che a finale so 30 euri ma comunque è il concetto che fa incazzare.

Ancora non ho detto quanto è venuta a fare la lavatrice.....
Parliamo di un modello Ariston (per questo più caro ma non di tanto rispetto ai marchi locali) con carico superiore, praticamente il modello base, acquistato alla modica cifra di €580!!!!!
La stessa lavatrice in Italia costa massimo 300.

Ora, è vero che ci sono le imposte sulle importazioni, che qui la gente compra tutto a rate (e comunque non so come fa a campare), che qui pagano la ricchezza dell'occidente, ma secondo quale logica una lavatrice vale quanto mezza vacca (200kg di carne)??? 

giovedì 19 marzo 2009

Che

Che (letto 'ce') come Ernesto CHE Guevara, che io pensavo fosse il nome e invece qui "Che" è un modo informale e carino per chiamare un amico, un po' tipo o'Frà, e quindi a Napoli sarebbe Ernesto o'Frà Guevara.
Tipicamente il Che si accompagna sempre ad un altra parola, come ad esempio Che Boludo. Il tutto suona come un fraterno o' capecazz.

Ernesto o'Frat Guevara è nato a Rosario, circa 500km da Buenos Aires, dove pare ci siano le donne più belle dell'argentina (e mi chiedo chissà come saranno... avranno tre tette?), ultimamente le sue magliette sono seconde solo a quelle di maradona ed anche il cinema si è appassionato alla sua storia. E' uscito CHE (con Benicio del toro) ed ora ( e non so se pure nel resot del mondo) esce CHE2, la vendetta.
Qualche giorno fa ho visto dei mega manifesti affissi per pubblicizzare il "musical del che".
E come al solito mi dico: ok è un'operazione commerciale, però serve a diffondere il messaggio, e quindi è funzionale e quindi giusta. Ma il ragionamento non torna e resta sempre la sensazione di presa per il culo.

Oggi sul clarin ho letto che stanno preparando un musical su "El capital" di Marx.
Il capitalismo ha vinto su tutti i fronti, ma non riuscirà a vincere se stesso.

lunedì 16 marzo 2009

La mano de dios

Domenica ho finalmente visto il documentario di Kusturica su maradona. A mio parere un po "arrimmeriat"... ovvero rimediato, nel senso che è mooooolto allungato con l'acqua e forse doveva durare non più di 30 minuti.
Ne esce comunque un buon ritratto di un eroe, un uomo che si è fatto da solo, in tutti i sensi.

Mi sono commosso leggendo le parole di una canzone che qui è un inno, un po tamarro al primo ascolto, ma pur sempre un inno, aulico nella sua semplicità.Il ritornello è napoletanamente contagioso.

Qui nella versione di Rodrigo


E qui in quella con los piojos (più rock) cantata da lui


Testo:

En una villa nació, fue deseo de Dios,
crecer y sobrevivir a la humilde expresión.
Enfrentar la adversidad
con afán de ganarse a cada paso la vida.
En un potrero forjó una zurda inmortal
con experiencia sedienta ambición de llegar.
De cebollita soñaba jugar un Mundial
y consagrarse en Primera,
tal vez jugando pudiera a su familia ayudar…

A poco que debutó
“Maradó, Maradó”,
la 12 fue quien coreó
“Maradó, Maradó”.
Su sueño tenía una estrella
llena de gol y gambetas…
y todo el pueblo cantó:
“Maradó, Maradó”,
nació la mano de Dios,
“Maradó, Maradó”.
Sembró alegría en el pueblo,
regó de gloria este suelo…

Carga una cruz en los hombros por ser el mejor,
por no venderse jamás al poder enfrentó.
Curiosa debilidad, si Jesús tropezó,
por qué él no habría de hacerlo.
La fama le presentó una blanca mujer
de misterioso sabor y prohibido placer,
que lo hizo adicto al deseo de usarla otra vez
involucrando su vida.
Y es un partido que un día el Diego está por ganar…

A poco que debutó
“Maradó, Maradó”,
la 12 fue quien coreó
“Maradó, Maradó”.
Su sueño tenía una estrella
llena de gol y gambetas…
y todo el pueblo cantó:
“Maradó, Maradó”,
nació la mano de Dios,
“Maradó, Maradó”.
Sembró alegría en el pueblo,
regó de gloria este suelo…

Olé, olé, olé, olé, Diego, Diego.


Traduzione:

Nacque in una Villa (leggi Viscia = quartiere malfamato), fu un desiderio di Dio,

per crescere e sopravvivere in maniera modesta

affrontare le avversità

conquistando con fatica la vita passo dopo passo

Sul campo crebbe, il mancino immortale

con esperienza, assetato di ambizione di farcela

da piccolo sognava giocare un mondiale

e consacrarsi nella prima divisione

e magari aiutare la sua famiglia...

Poco dopo che cominciò
“Maradó, Maradó”,
la 12 fue quien coreó
“Maradó, Maradó”.
il suo sogno era una stella
pieno di goal e sgambate
e tutto il popolo gridò:
“Maradó, Maradó”,
nació la mano de Dios,
“Maradó, Maradó”.
scese allegria sulla gente,
riempì di gloria questa terra…

Si caricò una corce sulle spalle per essere il migliore,
per non vendersi mai affrontò il potere.

Inciampò in una debolezza, Gesù lo volle,
perchè lui non lo avrebbe fatto..
La fama gli presentò una donna bianca
dal sapore misterioso e dal piacere proibito,
che lo constrinse al desiderio di provarla ancora
intrappolando la sua vita.
Una partita che Diego un giorno vincerà…

Olé, olé, olé, olé, Diego, Diego.



venerdì 13 marzo 2009

ǝ1ɐɹʇsnɐ oɹǝɟsıɯǝ

Era dai tempi del sussidiario che volevo visitare l'emisfero australe, per capire come facessero le persone a vivere perennemente a capa sotto mentre l'acqua nei lavandini scorre all'incontrario.
In realtà quando poi vieni qui sembra tutto normale, come da noi, l'unica cosa che si sottrae alla leggi di gravità sono le tette delle argentine.

giovedì 12 marzo 2009

Gomorra

Nelle sale argentine sta per uscire Gomorra. Oggi ero a pranzo e mi sono imbattutto in questo giornale. La mia condizione di sosia di Saviano che si era affievolità stando qui, ma ora si è ravvivata delle piccole paure di sempre: la miopia, l'astigmatismo, l'ipermetropia dei killer (che quelli mediamente già c'hanno il casco nero e stanno tutti pippati mentre si sentono maria nazionale). E se bellebbuono (tuttoattaccatoallanapoletana) Roberto Saviano si trasferisse qui in Baires e bellebbuono due aguzzini in viaggio di lavoro prendessero di mira me invece che lui?
Vabbò ma quella è gente seria, professionale, questi errori non li fa e cazzomai lo facessero pacienza, simm napulitan, nun c'accir manc' a mort. Pregherei chiunque mi conosca di andare a sputare in faccia prima Bassolino e poi tutti gli altri; magari con un po delle mie ceneri in bocca... no vabbò ià fa tropp schif :)

martedì 10 marzo 2009

Comida - El dulce de leche

Il dulce de leche, ribattezzato il dolce di lecce, è praticamente una caramella mou spalmabile, un dolcissimo concentrato di latte, che tanto loro ne hanno un monton di latte e allora invece di lavarcisi i piedi fanno il dulce de leche.

Buono è buono, ma non può essere però che qualsiasi dolce abbia dolce di lecce... le pasticcerie so monotone e la notte mi sogno carovane di choux a banana e pastiere volanti.

Gli argentini lo mangiano con qualsiasi cosa, e quando dico qualsiasi intendo qualsiasi.
Domenica per esempio un amico illustrava una ricetta "gourmet" che aveva assaggiato:
banana dulce de leche e parmiggiano (!!!)

Italiani ed argentini attorno alla tavola hanno per poco condiviso lo mismo disgusto.
Salvo poi capire che gli italiani erano disgustati dall'accostamento parmiggiano dolce di lecce mentre agli argentini pareva strano ,mangiare la banana col formaggio!!!

ovviamente formaggio e dulce de leche per loro si può fare.........................................................

giovedì 5 marzo 2009

Uruguay

Mi son preso due giorni di ferie, siamo saliti sul traghetto da puerto madero ed in 3 ore eravamo in uruguay. Per l'esattezza a Montevideo, città da sussidiario dal nome futuristico. Di lì in 2 ore di bus, attraversando prima la parte bella della capitale e poi il nulla siamo arrivati a punta del Este.

Punta del Este è una località rinomata frequentata praticamente da tutti i ricchi del sud america. Abbiamo saputo dal gestore italiota di una bettola (forse l'unica a punta) che il signor Gancia e Shakira hanno una villa proprio lì nei pressi. In generale Punta appare come un unico blocco di palazzoni con spiagge molto lunghe e chiare.

A fine febbraio la bolla estiva è ormai esplosa e l'atmosfera da fine verano si sente tutta. Ambiente tranquillo e fauna composta da ricchi pischelli in attesa che ricomincino le scuole, e vecchi pensionati che si incartapecoriscono al sole.
Noi siamo stati una sera in un ostello che pareva una casetta alpina. Molto amichevole, da starci sicuro più di una notte.

Il girono dopo altre 2 ore di bus fino a la pedrera. Poco più di una strada sterrata costellata di baretti e supermercati fino al mare. Popolata tanto da ricchi quanto da punkabbestia è adorata dai surfisti, o presunti tale, che cavalcando onde di 50 centimetri si sentono molto baywatch.
Il posto è l'ideale per rilassarsi

In generale l'uruguay gode di una natura rigogliosa. Fa venire in mente tutti quei paesi che sono evidentemente ricchi ma la cui gente versa nella totale miseria. Montevideo ha due facce, come Buenos aires o le altre capitali. Il quartiere attorno al porto è molto lontano da carrasco. Diciamo pure che di domenica pomeriggio, quando tutto sta cerrado, se non ci fossero stati un poliziotto per ogni quadra forse saremmo tornati nudi in argentina.

Nota culinaria: al prossimo che mi dice "vai in uruguay se ti vuoi fare delle mangiate di pesce" dirò "ma vattene a fanculo, tu non hai manco idea di che significa una mangiata di pesce".
Eh si, con la brotola (il pesce più diffuso alla pedrera che ancora non si è capito che è) ogni sogno di pesce si è infranto.

Ho fatto alcune foto che trovate nei post precedenti

Olè!

Praticamente da Baires a destinazione ci vogliono 7 ore di viaggio

Uruguay a Colori