giovedì 12 febbraio 2009

napoleTano

Qualche giorno fa tornando a casa, come al solito stavo scattando foto col telefonino. Mi aveva colpito la luce rossa del tramonto su questa saracinesca. Da notare che le saracinesche qui sono tutte dotate di porta elfica per far entrare gli gnomi degli alfajores... che poi si dice saracinesca perchè la usavano i saraceni? ma allora non è italiano?... vabbuò. Insomma dopo un centinaio di metri, all'angolo, mi ferma un signore moooolto grosso a cavallo di una vespa, che prima mi gira intorno e poi mi fa "perchè stavi facendo le foto a quella saracinesca?", con fare cattivo ed impostato. Io penso "azz ma allor pur ccà stann e strunz?" e gli dico nel mio fantacastillano che sono un fotografo e mi piaceva la luce "ma pkké cocc problem?"---------------> lui mi guarda con aria di sfida e poi fa "tu non sei di qua... da dove vieni?" ed io "sono italiano, vengo da napoli". Apriti cielo!
Il tipo aveva un nonno napoletano che gli aveva insegnato solo il napoletano, per cui comincia a parlarmi (e guai a contraddilro) nel suo napoletano. Sorrento, la pizza, il mare, maradona, sgrana tutti gli argomenti manco stesse facendo un rosario.

Pare che più della metà degli argentini discendano da italiani, e secondo me la metà di quegli italiani erano napoletani, o almeno la parte napoletana si comportava come fosse la metà. Basta aprire un elenco del telefono; da Rossi a Ferrara passando per Esposito ci sono tutti. Ed è matematicamente sicuro che seppure uno non discende da italiani, o ha sposato un italiana/o o aveva una ragazza italiana, e quindi rientra di diritto tra quelli che ridendo come se ti stessero prendendo per il culo (come se?) ti dicono "ciao" "buongiorno" "buon appetito".

Se poi provi ad andare oltre i convenevoli scopri che la maggior parte dei tanos non ci sono mai stati in italia, e del vecchio stivale hanno una visione poco distante di quella che avevano i loro nonni. Antroposociologicamente è affascinante e mi richiama alla mente la mia idea di clonare i cervelli degli storici contemporanei (ma anche quelli dei gironalisti... insomma di chi ne sa qualcosa del presente) per poi indurli all'amnesia (non so se tecnica-mente si può fare) in modo da poterli interrogare sul loro presente che poi per noi diventa passato. Perchè il presente è vano e per quanta elttronica uno ci metta, è difficile immagazzinare le informazioni, figuriamoci il pathos!immaginate di avere a disposizione Bruno Pizzul che vi parla dell'italia di italia 90 come se fosse ora, piuttosto che Benedetto Croce che vi parla di com'è "ora" la questione meridionale (che poi da là è nato tutto e pure il fatto che sto qua)... un poco come giggin' a triplett... vabbò ma questo è un altro blog.

Molti italiani so venuti qui con le pezze al culo, e con le pezze al culo so rimasti.Raramente sento parlare del sogno argentino, e forse è questo che li ha indotti a disamorarsi del suolo patrio. D'altro canto uno se ne va dal posto in cui nasce perchè non ci sta bene, altrimenti non se ne andrebbe no?. Perchè poi se sei partito da Napoli perchè non ci stavi bene, poi hai nostalgia di Napoli questo è un mistero.
Molti nipoti di italiani hanno fatto richiesta di cittadinanza italiana dopo la crisi del 2003, alcuni non l'hanno avuta perchè i loro nonni vi ci avevano rinunciato.

Comunque quando ti fermi a parlare con una persona che non conosci, fosse il giornalaio, il taxista o il verdummaro (colui il quale vende verdura) devi mettere in conto dai 5 ai 15 minuti per discutere insieme al tano , o aspirante tale, di turno che si deve sfiziare con la tua italianità per spolverare i neuroni che stanno in fondo al cascione, all'altezza del cervelletto, in cui sono racchiusi antichi racconti e saporite ricette che non esistono più, e spesso e volentieri per tirarsi la POLEMICA. 
Tipo quel giornalaio che quasi addossava tutta a me la colpa del fatto che il cinema italiano buono non c'è più e che da quando è morto Mastroianni non c'è più speranza (... ecco un risvolto economico del 'clonamente con amnesia'... chist' s'o accatt sicur).

Il tipo della vespa prima di andarsene mi ha allungato un biglietto da visita. Dice che sta su cordoba ed ha un meccanico per motociclette. Dice che se passo ci prendiamo un caffè.
Io gliel'ho detto, lo bevo solo se  me lo fai tu, come lo sai fare tu: alla napoleTano.


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